Capo di abbigliamento indispensabile, oggetto di seduzione, questa volta vi portiamo a fare un viaggio sotto le gonne delle signore per scoprire insieme la storia della lingerie.
Una storia vecchia quanto l’uomo, potremmo dire, infatti già nell’antico Egitto l’artistocrazia femminile usava indossare una sorta di sottoveste sotto i propri indumenti. Meno pudici i romani, che non portavano nulla sotto la tunica, se non le matrone erano solite contenere i seni dentro un mammillare, ovvero una fascia di pelle, antenato illustre del moderno reggiseno, o in corsetti in pelle. Le origini di questo accessorio risalirebbero addirittura al mito, secondo cui il cestus sarebbe stato prodotto dalla mente divina di Venere, la dea dell’amore, che l’avrebbe poi suggerito all’orecchio dell’amica Giunone, ancora oggi nota per la sua florida corporatura.
Per l’avvento della mutanda, occorrerà invece attendere il Medioevo, pare che Caterina de’Medici, moglie di re Enrico II di Francia, introdusse l’uso di mutande strette e attillate per nascondere le parti intime durante le passeggiate a cavallo. Il termine “mutanda”, deriva dal latino medievale mutare, ovvero “ciò che si deve cambiare” (per fortuna!).
Tuttavia, da sobrio indumento sportivo, le mutande ben presto si tramutarono in leziose “braghesse,” confezionate con tessuti brillanti, provocanti laccetti e pietre preziose, divennero il simbolo delle prostitute per questo motivo scomparvero tra le aristocratiche, e ben presto anche la Chiesa le mise al bando.
Più tardi durante il Rinascimento fanno la loro comparsa le prime giarrettiere, i corsetti e le famose crinoline, le gabbie da infilare sotto la gonna. Proprio grazie alle crinoline tornarono definitivamente nell’uso comune anche le mutande, per evitare che qualche ventata o movimento brusco potessero lasciare intravvedere le parti intime delle signore.
Il corsetto, in particolare, sarà protagonista incontrastato del guardaroba femminile per almeno 400 anni, diventando strumento di tortura e seduzione, causa di malformazioni e addirittura di decessi. Si trattava di un’alta fascia rinforzata con stecche di balena che stringeva la vita e alzava il seno.
La lingerie femminile inizia a diventare più comoda solo a fine ‘800, infatti è proprio al 1889 che viene fatta risalire l’invenzione del reggiseno, grazie a Hermine Cadolle, bustaia di Parigi. Il brevetto però arrivò soltanto nel 1914, quando una facoltosa signora newyorkese Caresse Crosby, acquistò un costoso vestito da sera, ma una volta indossato si accorse che il vestito leggerissimo metteva in evidenza il contorno del corsetto. Con l’aiuto della sua cameriera costruì allora un reggiseno composto da due fazzoletti, un po’ di nastro e una cordicella.
Ma non mancarono altre novità, perché negli anni trenta fu, prima, la volta dell’ampia diffusione della sottoveste che, in tessuti leggeri e semitrasparenti, si allontanava di gran lunga per comodità sia dalle gabbie della crinolina che dai fatali corsetti.
Poi, fu il turno degli slip, dal momento che i mutandoni si fecero sempre e sempre più corti ed essenziali. Con la nascita del nylon, infine, le calze divennero un capo irrinunciabile per tutte le donne, da cui la ripresa anche dell’uso delle giarrettiere che servivano per fissarle alle cosce. Le calze, in particolare, si diffusero al punto che, con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’impoverimento che ne conseguì, quando queste iniziarono a scarseggiare, pur di dare l’impressione di starle indossando, alcune donne si disegnarono sul retro delle gambe la linea scura che allora le caratterizzava.
Dopo lo stop decretato dall’avvento della guerra, l’intimo femminile non solo tornò in auge, ma, grazie all’abbassamento dei prezzi, fu oggetto di una vera e propria mercificazione massificata. Bustini e guepierre tornarono alla ribalta per mettere in mostra vite sottili e seni prosperosi secondo la moda delle pin up. Ma è negli anni Sessanta che la lingerie conosce il suo decennio d’oro grazie all’endorsment delle dive del cinema, come Marylin Monroe e Sophia Loren, che lo resero vero e proprio fenomeno di costume.
Le cose cambiano col 68, quando la rivoluzione culturale investì il la donna, compreso il suo cassetto dell’intimo. Si gridò al rifiuto del femminile come oggetto erotico e, in nome della libertà e del comfort, di nuovo guepierre e busti scomparirono dagli armadi, per essere soppiantati, nella migliore delle ipotesi, da pratici reggiseni elasticizzati e collant.
Ma si sa nella moda tutto torna, così nel ’98 fa la sua comparsa il Wonderbra, letteralmente “reggiseno delle meraviglie”, che grazie al sistema push-up regala quasi una taglia in più. E da qui si sono sviluppate, una dopo l’altra, tecniche sempre più innovative per sorreggere il seno e dargli risalto, in modo il più possibile comodo, reggiseni ad olio, al silicone.
Sino ad arrivare ad oggi con i pasties, i cerotti copricapezzoli amatissimi dalle star come Lady Gaga e Nicky Minaj.
Un periodo il 21 secolo in cui gli stilisti, intanto, hanno saputo trasformare la lingerie in un capo da indossare, da guardare, da mostrare, da mettere persino sopra i vestiti. È il lieto fine di un indumento nascosto che dal backstage del guardaroba passa al palcoscenico della moda.