Quello di Beatrice di York è stato un royal wedding come non te l’aspetti, niente stilisti, celebrities, folle oceaniche, clamore, rumors. La principessa britannica è riuscita a stupire con un matrimonio non convenzionale, dal gusto rétro e sostenibile, che ha messo tutti, ma proprio tutti d’accordo.
Il grande giorno tra la primogenita del principe di Andrea e il businessman di origine italiana Edoardo Mappelli Mozzi era inizialmente in programma per il 29 maggio a St James’s Palace, ma causa pandemia è stato diffuso l’annuncio sui social che le nozze si sarebbero state rinviate al 2021.
A fine giugno le mamme degli sposini hanno avuto l’idea di organizzare matrimonio intimo e segreto, all’interno del Royal Lodge, la casa dei Duchi di York, dove Beatrice e la sorella Eugenie sono cresciute, anche per far sì che potessero partecipare i nonni cui la principessa è legatissima, che hanno trascorso la quarantena proprio a Windsor.
Sarah Ferguson e Nikki Williams-Harris, amiche da sempre, hanno così convinto i figli a organizzare un matrimonio last minute, dopo che dal 2 luglio il governo inglese ha consentito di nuovo le celebrazioni, ma senza assembramenti.
In soli 12 giorni è stato tutto programmato. Gli inviti ai 20 ospiti selezionati, Eugenie è stata reclutata come testimone, mente Wolfie, il figlio di Edoardo, come paggetto. (Già, Eugenie è la prima principessa di sangue anche matrigna)
Così il 18 Luglio sul profilo social dei Windsor sono comparse le foto degli sposi radiosi ritratti da Benjamin Wheeler realizzate al termine del rito religioso fuori la Royal Chapel of All Saints, per l’occasione incorniciata da splendidi addobbi floreali pink, che hanno lasciato tutti sorpresi.
La cosa che ha stupito maggiormente è stato l’abito. Beatrice ha infatti indossato un vestito vintage appartenuto a Nonna Elisabetta. Il capo Haute Couture venne realizzato da Norman Hartnell, stilista di fiducia della regina nel 1961. Si dice sia uno dei vestiti preferiti da the Queen che lo indossò in ben tre occasioni: nel 1961 durante una cena di Stato a Roma (forse un omaggio della sposa alle origini italiane del neo-marito?), nel 1962 all’anteprima cinematografica del film Lawrence d’Arabia di David Lean e infine come parte della mise regale provvista di mantello di velluto cremisi allo State of Parliament Opening del 1967.
L’abito è realizzato di taffetà Peau de Soie color avorio, profilato da un luminoso satin Duchesse in ton sur ton.
Il corpetto semi rigido e sagomato in vita è decorato da un motivo geometrico che alterna rombi a strisce oblique di cristalli, le quali si ripresentano anche sulle spalline sottili, il tutto impreziosito da diamanti incastonati nei ricami.
Il capo è stato rimodellato dagli attuali designer della regina Elisabetta, Angela Kelly e Stewart Parvin che hanno aggiunto delle maniche a sbuffo in leggera organza bordate di satin e con décor in diamanti. Sono inoltre state eliminate le ingombranti sottogonne e aggiunta all’orlo una fascia orizzontale.
Una scelta stilistica che, nonostante il plauso ricevuto per l’abito, non ha convinto molti, tuttavia va ricordato che, gli abiti vintage con i loro anni di storia, molto spesso richiedono piccole modifiche e aggiustamenti. L’orlo rovinato, macchie dovute al tempo, le tarme che aggrediscono le fibre naturali come la seta, sono dettagli non trascurabili con cui occorre fare i conti. Da non tralasciare anche la diversa fisicità della regina rispetto a quella della nipote.
La sposa non ha optato per un raccolto, come fanno solitamente le colleghe reali, ma ha lasciato i capelli ramati sciolti, con un leggerissimo velo ancorato alla Tiara Fringe, un altro dono speciale di nonna Betty, che la indossò proprio per il giorno delle sue nozze, nel 1947. Insomma un perfetto look vintage!
La tiara Fringe è detta anche Mary perché sfoggiata più volte dalla Regina Mary, moglie di Giorgio V. Il prezioso monile è stato realizzato dai gioiellieri di corte Garrard partendo dai diamanti di una collana della regina Vittoria. Passando dalla Regina Madre, è arrivata nello scrigno della Regina Elisabetta II nel 1936. Dopo essere stata indossata per le nozze con il Principe Filippo, la principessa Anna l’ha sfoggiata nel 1973, in occasione delle nozze con Mark Phillips.
La tiara Fringe è composta da 488 diamanti, montati su 61 barrette di platino e incastonati in fasce a mo’ di raggi che ricordano delle frange, queste si possono tenere più o meno aperte. Il design si rifà al tipico copricapo russo, il kokoshnik, ed è diventato di moda nella seconda metà del XIX secolo grazie ai Romanov. In poco tempo la silhouette minimale, scomponibile in collier, diventa un desiderio delle giovani reali inglesi.
Il prestito della Fringe Tiara è stato un grande dono della regina, poiché per il pecking order, l’ordine gerarchico dei Windsor, i gioielli devono seguire una prassi precisa. Ma Elisabetta ha voluto fare uno strappo alla regola per alleviare i dispiaceri della 31enne che ha dovuto aspettare per le nozze, ed è inoltre stata colpita dagli scandali del padre Andrea (che ha accompagnato la sposa all’altare ma è stato ben nascosto nelle foto), coinvolto nel caso Epstein.
Il bridal look di Beatrice è stato all’insegna del riciclo (di lusso) anche per quanto riguarda le scarpe. La principessa ha infatti indossato un paio di sandali di raso color champagne con micro perline sulla punta firmati Valentino del suo guardaroba che s’intonano perfettamente all’abito.
Beatrice di York aveva già sfoggiato le stesse décolleté per due matrimoni: a quello di Kate e William il 29 aprile 2011 e a quello del principe Amedeo del Belgio e Elisabetta Maria Rosboch Von Wolkenstein il 5 luglio 2014.
Insomma, quello di Beatrice è stato un matrimonio unconventional sotto tutti i punti di vista. E’ infatti il primo Royal Wedding a porte chiuse da 235 anni.
Non sono state fatte le foto di rito del primo bacio da sposati, come del resto, in chiesa, non ci sono stati cori, canti e addobbi floreali.
Anche il ricevimento, per pochi è stato inusuale: una tenda stile Bollywood nel parco della Royal Lodge, con divani, jukebox, birra alla spina e tiro a freccette per tutti
Unica tradizione rispettata il bouquet colorato della sposa, poi lasciato sulla tomba del Milite ignoto a Westminster Abbey: usanza inaugurata dalla Regina Madre, la bisnonna della sposa, nel 1923.
Per concludere, persino la luna di miele è stata low cost, i neo-sposini sono stati infatti avvistati a bordo di un’auto, valigie sul tettuccio, con Edoardo alla guida nel Sud della Francia.
Insomma Beatrice con il suo matrimonio inatteso, originale, frugale, rétro è stata incoronata dalla stampa ed è piaciuta proprio a tutti, scopriamo perché.
- In un momento tanto delicato e precario, come quello dell’era post-covid lo stile discreto e mite adottato dagli sposi è piaciuto ai sudditi inglesi.
- Beatrice avrebbe potuto optare per un abito di un grande stilista come hanno fatto le parenti reali: Kate Middleton in Alexander McQueen, Meghan Markle in Givenchy, la sorella Eugenie che si è affidata a Peter Pilotto. Invece la neo-sposa di casa Windsor ha scelto un abito vintage appartenuto alla nonna, una soluzione che l’avvicina molto al popolo. Non tutte per il loro grande giorno possono permettersi un capo haute couture, ma possono sicuramente reindossare l’abito da sposa della nonna o della mamma, o ancora acquistare un vestito vintage in una boutique specializzata come Vintachic.
- La soluzione di Beatrice è stata anche piuttosto conveniente sul versante economico, infatti le sopracitate principesse e duchesse hanno speso una fortuna per i loro abiti da sposa (scoprite quanto in questo articolo) gravando sulle finanze della Corona. Diversamente Beatrice con l’abito della Regina Elisabetta se l’è cavata semplicemente con qualche spesa di sartoria. Nemmeno il capriccio di un secondo abito per la festa, persino le scarpe provenivano dal guardaroba della sposa, un matrimonio low cost in piena regola!
- Con la scelta del vintage Beatrice è stata incoronata dalla stampa anche come “sostenibile princess”. Già perché produrre nuovi abiti causa inquinamento e indicibili sprechi, mentre prolungare la durata della vita di un capo genera un meccanismo virtuoso e una circolarità produttiva, che rendono il vintage una soluzione green, attuale e amica dell’ambiente.
- Last but not least, ha conquistato tutti l’omaggio alla nonna sovrana, dalla tiara all’abito. Una donna protagonista della storia, a cui i ben informati dicono Beatrice sia legatissima. E a quanto pare anche The Queen ha un debole per questa nipote per cui ha fatto delle concessioni davvero speciali.